Sciame sismico nel fiorentino

Con un terremoto di magnitudo 3.7 il 3 maggio scorso alle 15:50 (17:50 locali) è iniziata una sequenza sismica a sud di Firenze, in prossimità di Impruneta, che al 29/5/2022 ha registrato 224 scosse di magnitudo comprese fra 0.3 e 3.7 e profondità prevalentemente fra 5 e 10 km (Fig. 1). Altre scosse più intense si sono registrate sempre il 3 maggio alle 20:14 (22:14 locali) di magnitudo 3.5, il 10 maggio alle 3:51 (5:51 locali) di magnitudo 3.5 e il 12 maggio alle 21:12 (23:12 locali) di magnitudo 3.7 (http://iside.rm.ingv.it/). La stazione FIR della Rete Sismica Nazionale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), installata nel Gabinetto sismologico Alfani nei sotterranei dell’Osservatorio Ximeniano, ha registrato gli eventi di magnitudo più elevata (articolo dell’Annuario FOX 2016 sulla stazione FIR). La stazione sismica FIR è attiva presso l’Osservatorio Ximeniano da oltre 70 anni, grazie alla storica collaborazione con l’INGV, recentemente riconfermata con una nuova convenzione (https://ximeniano.it/contenuti/ingv/6247).

img1
Fig. 1 - Mappa della localizzazione dei 224 eventi sismici registrati dalla Rete sismica Nazionale dell’INGV dal 3/5 al 29/5/2022.


Le 4 scosse di magnitudo superiori a 3 sono state avvertite, senza danni, dalla popolazione e i livelli di risentimento espressi in gradi della scala Mercalli – Càncani – Sieberg (MCS) sono mostrati nelle mappe tematiche delle figure 3, 4, 5 e 6. Le informazioni sono raccolte dal servizio di questionari online di “Hai sentito il terremoto?” (www.hsit.it) dell’INGV.

img2
Figura 2 - Registrazione della componente verticale e delle due orizzontali del terremoto del 3/5/2022 alle ore 15:50 del tempo universale (tempo rispetto al quale sono riferiti tutti i terremoti registrati nel mondo) nella stazione FIR; l’immagine in alto è estesa a tutta la durata delle registrazioni, la seconda è un ingrandimento dei primi 10 secondi circa.

img3
Figura 3 - Mappa della distribuzione degli effetti del terremoto del 3/5/2022 alle ore 17:50 del tempo locale e magnitudo 3.7. I massimi effetti di risentimento da parte della popolazione sono stati del grado IV della scala MCS. La dimensione dei cerchietti colorati indica il numero di questionari compilati per quella località. Per maggiori dettagli https://e.hsit.it/30900271/index.html.


img4
Figura 4 - Mappa della distribuzione degli effetti del terremoto del 3/5/2022 alle ore 22:14 locali e magnitudo 3.5. I massimi effetti di risentimento da parte della popolazione sono stati del grado IV della scala MCS. La dimensione dei cerchietti colorati indica il numero di questionari compilati per quella località. Per maggiori dettagli https://e.hsit.it/30904161/index.html.

img5
Figura 5 - Mappa della distribuzione degli effetti del terremoto del 10/5/2022 alle ore 5:51 locali e magnitudo 3.5. I massimi effetti di risentimento da parte della popolazione sono stati del grado IV della scala MCS. La dimensione dei cerchietti colorati indica il numero di questionari compilati per quella località. Per maggiori dettagli https://e.hsit.it/30997491/index.html.
img5
Figura 6 - Mappa della distribuzione degli effetti del terremoto del 12/5/2022 alle ore 23:12 locali e magnitudo 3.7. I massimi effetti di risentimento da parte della popolazione sono stati del grado IV della scala MCS. La dimensione dei cerchietti colorati indica il numero di questionari compilati per quella località. Per maggiori dettagli https://e.hsit.it/31033941/index.html.


L’Osservatorio ha storicamente garantito alla comunità un servizio continuo di monitoraggio dei terremoti sin dai tempi di P. Cecchi, poi di P. Alfani, P. Mazzantini, fino ai giorni nostri (https://ximeniano.it/contenuti/sismologia/6234). Fu infatti durante il periodo alla direzione dello Ximeniano, dal 1872 al 1887, che P. Filippo Cecchi diede vita allo studio dei terremoti presso l’Osservatorio. Valente fisico sperimentale, fu lui a ideare numerosi sismografi, fra cui il Sismografo elettrico a carte affumicate scorrevoli del 1875, il primo al mondo a registrare tre componenti del moto sismico, e il Sismografo elettrico a doppio pendolo del 1886, esposti ancora oggi nella sala del museo a lui dedicata (Fig. 7).

img7
Figura 7 – Fondazione Osservatorio Ximeniano, Sala Cecchi. Alla morte del P. Filippo Cecchi nel 1887, furono raccolti in un’unica sala tutti gli strumenti da lui progettati e così conservata. Quello che si vede in fondo a sinistra è il prototipo di Sismografo elettrico a carte affumicate scorrevoli del 1875.

A Cecchi successe alla direzione P. Giovanni Giovannozzi, che ci restò fino al 1905, occupandosi attivamente della raccolta di dati e di documenti relativi a terremoti dell’area toscana e in particolare al terremoto di Firenze del 18 maggio 1895. L’apice dell’attività dello Ximeniano nel monitoraggio dei terremoti fu però raggiunto durante la direzione di P. Guido Alfani, soprannominato al suo tempo “il padre dei terremoti”. Egli dedicò alla sismologia gran parte della sua passione e attività scientifica. Grazie alla dedizione di P. Alfani, già dal 1901, l'Osservatorio Ximeniano iniziò a pubblicare il Bollettino Sismologico, per comunicare periodicamente ad altri osservatori italiani e stranieri tutte le sue registrazioni sismiche effettuate. L’8 settembre 1905 quando un fortissimo terremoto devastò la Calabria, l'immagine di Alfani balzò alla ribalta nazionale, essendo riuscito ad avvisare la stampa e le autorità dell’evento sismico, prima ancora che arrivassero le richieste di aiuto. Una storia, quella di P. Alfani e del suo amore per la sismologia, che proseguì per tutta la durata della sua direzione e che ha portato l’Osservatorio Ximeniano ad avere una collezione di sismogrammi tra le più ricche e interessanti al mondo. La storia dello Ximeniano e della sua attività di ricerca sismologica prosegue fino ai giorni nostri, ma un altro dei momenti salienti coinvolse P. Mario Enzo Mazzantini, alla direzione fino al 1973, a cui si deve la stipula della prima convenzione con l’Istituto Nazionale di Geofisica (dal 1999 INGV) di Roma, che fornì nuova strumentazione al posto di quella ormai obsoleta. Così l’Osservatorio poté continuare a contribuire in maniera più efficace alla Rete Sismica Nazionale. Al P. Mazzantini successe l’ultimo scolopio scienziato dello Ximeniano, il non dimenticato P. Dino Bravieri.

La storia sismica del territorio Fiorentino

Questa parte del territorio fiorentino non è nuova a eventi sismici di questa energia e superiore. Storicamente si ricorda il terremoto più intenso e distruttivo che si verificò il 18 maggio 1895 (Fig. 8). Il terremoto avvenuto alle ore 19:55 del tempo universale causò danni gravi, con diffusi crolli parziali e forti lesioni agli edifici, nella zona collinare a sud di Firenze attraversata dai fiumi Greve, Pesa ed Ema. La scossa fu avvertita in una vasta area dell’Italia centro-settentrionale: da Chiavari a Ravenna, da Parma a Roccastrada (Fig. 9).
I danni maggiori furono concentrati nei comuni di Impruneta, Bagno a Ripoli e Firenze. Le località più danneggiate furono 9: Costa al Rosso, Croce a Varliano, Lappeggi, San Bartolomeo a Quarate, San Martino a Strada (Fig. 10), Sant’Andrea in Percussina, Spedaletto, Tavarnuzze e Villa Fenzi. Altre 11 località, tra le quali Galluzzo e Impruneta, subirono danni un po’ meno gravi.
Una settantina di località, tra le quali Firenze, subì danni di media entità. Queste località sono all’incirca comprese tra Lamole a ovest, Cercina a nord, Badiuzza a Ughi a est, Campoli a sud. A Firenze la scossa causò danni estesi ma generalmente non gravi nei quartieri del centro storico e danni più accentuati nei quartieri più periferici della città. I danni più frequenti consistettero in leggere lesioni nei muri interni ed esterni, nelle volte e nei soffitti delle case, in lievi scollegamenti tra soffitti e pareti, nell’ampliamento di lesioni o crepe preesistenti, in screpolature e caduta di intonaci, distacco e caduta di elementi decorativi e di parti di cornicione; più raramente furono rilevate rotture di chiavi d’arco e spaccature di muri e volte; in casi sporadici ci furono crolli parziali.
Una replica molto forte, avvenuta il 6 giugno 1895 alle ore 00:35 GMT, causò qualche nuovo danno nell’area dei massimi effetti; la sequenza sismica si protrasse fino al 20 giugno 1896. Per maggiori dettagli si vedano Elisabetta Cioppi, 18 maggio 1895. Storia di un terremoto fiorentino, 305pp., Osservatorio Ximeniano, Firenze 1995 (un corposo studio che elaborò tutto il materiale d'archivio dell’Osservatorio) e il Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (http://storing.ingv.it/cfti/cfti5/quake.php?15327IT#).

img8
Figura 8 – Riproduzione fotografica originale della registrazione del terremoto del 18 maggio 1895 all’Osservatorio della Specola. Si tratta di una delle numerose registrazioni sismiche con semplici strumentazioni pendolari realizzate in osservatori fiorentini o dei dintorni di Firenze (Archivio Fondazione Osservatorio Ximeniano).
img9
Figura 9 – Mappa degli effetti del terremoto del 18 maggio 1895 interpretati secondo la scala Mercalli-Càncani-Sieberg.

Questo terremoto si colloca all’interno della storia sismica di Firenze e dintorni rappresentata dalla mappa di Fig. 11, in cui sono localizzati tutti i forti terremoti italiani avvertiti con o senza danni, e dal grafico cronologico corrispondente (Fig. 12). Seguiremo la sequenza con futuri aggiornamenti.

img10
Figura 10 – Danni alla Chiesa di San Martino a Strada in una fotografia storica dello stabilimento Giacomo Brogi, conservata nell’Archivio Fotografico della Fondazione Osservatorio Ximeniano. Si osservano profonde fenditure e un accenno di distacco della facciata, contrastato dalla presenza di puntelli di legno, insieme a un’ampia porzione del muro laterale destro gravemente danneggiato.
img11
Figura 11 – Mappa dei terremoti della storia sismica di Firenze, dal Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (storing.ingv.it/cfti/cfti5/).
img12
Figura 12 – Cronologia degli effetti dei terremoti della storia sismica di Firenze, dal Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (storing.ingv.it/cfti/cfti5/).

A cura di Graziano Ferrari e Chiara Giuliacci.